sabato 17 novembre 2012

Scotland-South Africa





Un sole splendido nel cielo, alternato da una breve shower mattutina, attende i 60mila che a meno di una settimana dalla splendida domenica contro gli All Blacks, hanno scelto di gremire le tribune del “Murrayfield” per il secondo test-match autunnale della Scozia.
Ospiti, questa volta, sono gli Springboks, numeri due nel ranking dell’IRB alle spalle degli All Blacks e, pari a loro, una delle nazionali con più storia e tradizione dell’intero pianeta. Oltretutto, assurta a simbolo della ritrovata “libertà” del tribolato Paese africano e delle sue contraddizioni, campioni del mondo nel 1995 alla prima partecipazione alla World Cup, dopo la caduta del regime di apartheid che ha tenuto il Sud Africa relegato ai margini dello sport internazionale per quasi un secolo.
La gara di oggi, contro una Scozia assetata di rivincita dopo la brutta (e immeritata nel punteggio) sconfitta patita contro gli All Blacks, è pur sempre un test match autunnale senza l’ambizione di scrivere la Storia. Tuttavia, quando le nazionali dell’emisfero sud compiono il loro percorso “down-under” per affrontare le “Home Nations”, c’è sempre, dietro l’angolo, la possibilità di assistere ad un grande incontro. Nonostante non sia “sold out”, il colpo d’occhio del Murrayfield è, ancora una volta, davvero splendido; nel prepartita, in tutto il perimetro dello stadio, c’erano militari (anche una mascotte) coinvolti nella raccolta fondi per le associazioni che si occupano di assistere i militari feriti e le famiglie dei militari caduti in servizio. Ad una settimana dal “Remembrance Day”, la Federazione Scozzese di rugby continua nella sua collaborazione con le forze armate, tanto che anche nei momenti che hanno preceduto il kick-off, il cerimoniale ha visto protagonisti militari.



Fireworks, applausi, commozione durante gli inni, un momento che trovo sempre molto toccante, con le due squadre schierate a bordo campo. Inno in tripla lingua per i Boks, cornamuse per la prima parte del “Flower of Scotland”, poi tutto il Murrayfield a cappella.



Escono le bande, si porta a termine il cerimoniale.
Il momento della poesia, oggi, finisce qui.
Perchè gli Springboks sono, da questo punto di vista, uno dei peggiori interpreti del “poetry rugger”, il rugby in versi. E a me, il loro modo di giocare, piace incredibilmente.
Fin dalle prime battute, i sudafricani mettono in chiaro quello che sarà il canovaccio dell’incontro: attacco furioso in ogni breakdown, difesa della linea durissima, con ripartenze prepotenti ma mai arrembanti, mai frutto del caso, mai lasciate all’improvvisazione. Tutto è calcolato nei minimi dettagli. E la Scozia subisce terribilmente questo modo di giocare, complice anche un approccio meno determinato rispetto a quello mostrato contro la Nuova Zelanda e l’infortunio di Gray, costretto a lasciare il campo dopo essere stato colpito duramente alla spalla. Il Sud Africa marca una meta nel primo tempo, ma chiude avanti “solo” 14-3, anche a causa del fatto che i Boks non hanno spinto più di tanto sull’acceleratore, accontentandosi, per così dire, di gestire l’incontro e bloccare la Scozia nel suo punto forte, l’attacco. Nella ripresa, scende in campo una nuova Scozia, il cambio in mediana, con l’ingresso di Pyrgos al posto di Blair che è incappato nella classica “giornata storta” dà i suoi frutti, ma prima che i blues chiudano i Boks nella loro metà campo, il Sud Africa ha marcato al 46’ la meta che chiude, di fatto, il match. Strauss, il tallonatore, intercetta l’ovale sui 10metri e si fa quasi quaranta metri di corsa solitaria prima di andare a schiacciare l’ovale sotto i pali. Lambie, che ha giocato apertura al posto di Morne Steyn, trasforma. 21-3, sostanzialmente game over.



O, meglio, adesso comincia un’altra gara.
La Scozia gioca, ci crede finalmente, i Boks fanno meno paura anche nei raggruppamenti, nei set-pieces i Blues trovano il giusto assetto e infatti proprio Pyrgos, su una line out giocata magistralmente in duo con Kellock sul laterale destro di attacco, marcano la meta che riaccende il match. Minuto 56. C’è ancora una vita da giocare.
Tutto il “Murrayfield” ruggisce, adesso, come non era capitato nell’ultima partita; tutto il pubblico prova a spingere i suoi ragazzi verso la seconda meta, ma oggi la fisicità degli attaccanti scozzesi ha dovuto fare i conti con quella, superiore, dei sudafricani, Visser non ha potuto dare il suo solito contributo e la gara finisce così, con capitan De Villiers e compagni che conquistano, meritatamente, la vittoria.
La Scozia incassa la seconda sconfitta consecutiva e, oggi, fa un passo indietro nella prestazione complessiva, rispetto a quanto mostrato contro i campioni del mondo.
Adesso resta Tonga, prossimo ospite nell’ultimo test match di Aberdeen, per chiudere con una vittoria questa agrodolce serie autunnale.

Commenti post-partita



Andy Robinson (Scotland head coach): contro gli All Blacks abbiamo sofferto la tecnica, oggi abbiamo sofferto, troppo, la fisicità del Sud Africa. Abbiamo concesso troppe punizioni, abbiamo placcato alto e non in maniera sufficientemente incisiva. Fisicità della difesa, il modo di costruire il gioco: questi sono gli aspetti del Sud Africa che ci hanno messo in difficoltà oggi. Ci hanno dato una lezione, sotto molti punti di vista, di interpretazione del gioco. Ruan Pienaar è un giocatore di primo livello nel suo ruolo, nel gioco al piede, e oggi ne ha dato prova quando ha avuto la possibilità di calciare in avanti per i compagni. JP Pietersen è un attaccante fisico e potente, ma oggi ha dimostrato di essere anche un grande difensore. Dobbiamo fare tesoro di questi insegnamenti. Noi avevamo pianificato il nostro gioco, la nostra gara. Nella ripresa, quando siamo riusciti a portare la pressione sugli avversari, abbiamo mostrato di poter fare la nostra parte. Dobbiamo ripartire da qui.

Kelly Brown (Scotland captain): abbiamo lottato, sono contento come capitano della prestazione della squadra ma siamo stati troppo indisciplinati, soprattutto nel primo tempo. Settimana prossima contro Tonga dobbiamo centrare la vittoria. 

Heyneke Meyer (SA head coach): grande primo tempo, ma onestamente non siamo contenti di come abbiamo  giocato la ripresa. Troppe punizioni concesse, troppi falli, anche nelle mischie non abbiamo giocato bene, abbiamo lasciato troppe occasioni per la Scozia. Che, comunque, ha giocato molto bene. Due anni fa ci ha battuto, ha battuto una squadra molto esperta, e oggi era importante vincere, nonostante i troppi errori. C’è molta pressione su Zane Kirchner (l’estremo, ndr) ma anche oggi ha fatto un’ottima gara.

Jean De Villiers (SA captain): siamo dispiaciuti per gli ultimi trenta minuti dell’incontro, ma siamo contenti di aver vinto; la Scozia settimana scorsa ha marcato tre mete contro i numeri uno al mondo e abbiamo curato molto questo aspetto, difensivamente, di non farli avvicinare alla linea di meta. 

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