Quattro settimane. Sono bastate quattro settimane di permanenza ad Edimburgo per capire cosa significa una squadra di calcio per i suoi tifosi, in questo Paese.
Non ero presente a Glasgow lo scorso anno, quando i Rangers, più o meno in questo periodo, cominciavano il calvario che li avrebbe portati, in pochi mesi, all’amministrazione controllata e al fallimento a fine stagione. Quindi, non posso testimoniare come si sono comportati i “Bears”, nonostante mi è bastato sapere che, praticamente all’unanimità, hanno scelto di ripartire dalla Third Division, l’ultimo gradino della scala del calcio professionistico in Scozia.
Posso, però, raccontare come si stanno comportando i Jambos, i tifosi dell’ Heart of Midlothian FC, squadra della capitale, che sta affrontando uno dei momenti più difficili della sua lunga storia.
Il Club del Tynecastle ha lanciato, quasi un mese fa, la vendita di una parte delle quote del Club, con l’intento di ricavare quel £1.75milion che avrebbe permesso, così si era detto, di salvare gli Hearts.
Nel frattempo, era emerso, quasi in concomitanza con il lancio della “share offer”, che il HMRC, ovvero l’ufficio dei tributi di Sua Maestà, ha reclamato una cifra pari a quella che il Club ha chiesto ai propri tifosi, però in tasse non pagate; a questo, va aggiunto che i giocatori e lo staff tecnico non percepiscono stipendi alla scadenza da un paio di mesi, fatto che ha portato la SPL a punire gli Hearts con il divieto di operare sul mercato fino al prossimo gennaio.
Il clima, già poco gradevole, è stato ulteriormente aggravato in questa settimana; dopo l’incredibile sconfitta contro il Dundee FC, fanalino di coda, che ha fatto sprofondare i Jambos in classifica, ma soprattutto dopo il sorteggio di Scottish Cup, che prevede nel quarto turno il derby in trasferta contro gli Hibs, mercoledì un comunicato del Club ha annunciato che “senza il sostegno dei tifosi, quella contro il St. Mirren del 17 novembre prossimo potrebbe essere l’ultima gara del Club”. In un mese la situazione è passata da difficile a critica; in meno di una settimana, è diventata drammatica.
In questa settimana è arrivata un’ulteriore richiesta da parte dell’ HMRC, per il pagamento di tasse non corrisposte pari a 450mila sterline. Questa richiesta ha, letteralmente, fatto saltare il tavolo in Gorgie Rd.
Nel comunicato cui si faceva riferimento sopra (link), il Club parla a cuore aperto ai tifosi e fa una serie di richieste, tra cui:
- se possibile, prendere in considerazione la “share offer” e versare almeno £110, quota minima prevista;
- acquistare un biglietto per le prossime tre partite casalinghe, contro il St.Mirren, il Celtic e l’Aberdeen. Uno stadio pieno darebbe ulteriore stimolo alla squadra, ma soprattutto un segnale a tutto il calcio scozzese, che come dice la Società, sta a guardare, aspettando i prossimi passi che verranno fatti dai Jambos.
Senza una risposta seria, decisa, continua il comunicato, il futuro degli Hearts è segnato: la UBIG non intende più farsi carico del mantenimento del Club, quindi il presidente, Romanov, dovrebbe far entrare la squadra in amministrazione. Gli Hearts verrebbero penalizzati di 17 punti e comincerebbe il calvario verso il fallimento, la Third Division o, peggio, la scomparsa del Club.
Il Club è onesto, nella sua “chiamata alle armi”: non si nasconde, non nasconde gli errori commessi, semplicemente chiede ai propri tifosi di aiutare il board a far sopravvivere gli Hearts.
Coach McGlynn, vecchio cuore Maroon, ha subito dichiarato che i giocatori sono disposti a ricevere lo stipendio in ritardo, se questo può aiutare il Club.
La risposta dei tifosi, invece, è stata commovente. Semplicemente commovente.
A poche ore dal comunicato, è partita la caccia al biglietto, tanto che a poco più di una settimana dalla prossima gara casalinga, il Tynecastle è quasi sold-out. Inoltre, in tutta la città di Edimburgo, tutti i tifosi che hanno a cuore le sorti del club si sono attivati per recuperare fondi, spingendo addirittura la Società ad organizzare un evento in programma domenica per raccogliere più sterline possibili, con la vendita di materiale, allestendo aste di cimeli... Martedì prossimo la gara dell’Under20 dei Maroon si giocherà al Tynecastle, e tutti i tifosi sono stati invitati ad accorrervi, perchè l’intero incasso delle donazioni verrà utilizzato per rimpinguare le casse del Club. Addirittura gli Edinburgh Capitals, squadra di hockey su ghiaccio, devolveranno l’intero incasso della gara di stasera al “Murrayfield Ice Rink” agli Hearts.
Non potevo sottrarmi nemmeno io, a questa chiamata, per la mia “nuova” squadra, io che sono un “nuovo” cittadino di Edimburgo, con un cuore ancora poco “Maroon” ma che ho già abbracciato lo spirito di questo Club. Ieri pomeriggio mi sono recato allo Shop del Tynecastle, per comprare una mug e il biglietto della partita con l’Aberdeen, la prima disponibile per me, perchè il 17.11 ci sarà Scozia-Springboks al Murrayfield, e il 28.11 contro il Celtic mi ero ripromesso di non andare anche in condizioni “normali”, perchè tanto nel match contro gli Hoops ci sarebbe comunque stato un “sold out” o quasi.
Lo shop era pieno, alle quattro del pomeriggio! Pieno di bambini, anziani, adulti, lavoratori, disoccupati, uomini e donne, e per il biglietto ho fatto quasi mezz’ora di fila, perchè gli sportelli delle biglietterie sono utilizzati anche per ritirare le adesioni alla “share offer”.
Ho visto coi miei occhi persone di ogni ceto sociale versare i propri soldi nelle casse del Club, alcuni addirittura consapevoli che la fine degli Hearts sia quasi scritta, ma non per questo si sono sottratti a questo “dovere morale” nei confronti dei Jam Tarts.
Contanti, carte di debito, chi comprava le quote comprava anche biglietti delle partite, nessuno di quelli che entravano usciva a mani vuote. Del resto, su twitter è stata lanciata anche l’idea di fare i regali di Natale (qui, praticamente un’istituzione) con i prodotti ufficiali degli Hearts, in modo da soddisfare un bisogno e aiutare, ancora una volta, la propria squadra.
Tutti i tifosi degli Hearts si sono mossi per sostenere la propria squadra. Tutti a testa alta, tutti con l’idea di salvare il Club. Nessuno, all’interno dello Shop, aveva bisogno di avere al collo una sciarpa, indossare una maglia, un segno di riconoscimento.
Chi era lì, era lì per gli Hearts. Con dignità, senza proclami, senza insultare nessuno, senza minacciare nessuno. Non c’è mai stato nessuno che abbia nemmeno pensato di fare un sit-in o una protesta davanti al “municipio”, davanti al parlamento... nessun cassonetto è stato bruciato, non c’era nemmeno un agente di polizia fuori dal negozio, perchè qui pagare le tasse è considerato giusto. E non pagarle, sbagliato. E se a sbagliare è stata la tua squadra del cuore, quella per cui tifi fin da bambino, che tramandi di generazione in generazione, la aiuti a pagare, se puoi, ma non le chiedi di continuare ad aggirare la legge. O, peggio ancora, a chi deve controllare di chiudere un occhio.
Tutti i Jambos, immagino, nessuno escluso, hanno, in questo momento, il fiato sospeso e il cuore sanguinante.
Ma, questo, nessuno lo potrà mai vedere. Infatti come disse John Cumming, forse il più grande giocatore degli Hearts di tutti i tempi, “blood doesn’t show on a Maroon jersey”.
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