I Glasgow Warriors si aggiudicano, e in grande stile per giunta, il primo inter-city derby della stagione, valido per la PRO12 e come primo round per l’assegnazione della 140° “1872 Cup”. E, dopo la pessima prestazione della Scozia durante i test match autunnali, come vetrina per garantirsi un cap nel prossimo 6 Nazioni.
La serata dello “Scotstoun” è fresca (5°C segnalati poco prima del fischio d’inizio) e decisamente umida, perchè da un paio di giorni i cieli sopra la Scozia sono oscurati da nuvole cariche di pioggia.
Fortunatamente non piove, altrimenti la gara sarebbe falsata, oltre che dall’inevitabile difficile gestione dell’ovale, anche dalle condizioni del terreno di gioco che, almeno nella parte sottostante il Main Stand, sono pessime; sarebbe difficile, per i giocatori, garantire uno spettacolo accettabile ai tifosi accorsi questa sera.
Il pubblico sugli spalti dello stadio di Glasgow è davvero numeroso e, come mi aspettavo, caloroso e competente. In questa città, monopolizzata dal calcio (ci sono quattro squadre professionistiche, tra cui le due celeberrime Old Firm), la passione ovale è comunque ben radicata. I Warriors hanno anche il vantaggio, rispetto alle scorse stagioni, di giocare nella loro nuova casa, lo Scotstoun appunto, che, nonostante sia lontano dal centro cittadino, permette loro di godere del sostegno del loro pubblico e di non disperdere i tifosi in una cattedrale come il Murrayfield, splendido ma sovradimensionato per la media-spettatori di Edinburgh.
I Gunners, appunto, arrivano alla prima gara della “1872 Cup” con le polveri abbastanza bagnate; nonostante i due successi consecutivi in PRO12, conquistati in casa contro gli Ospreys e in trasferta contro i Dragons, durante il novembre dei test-match internazionali, Edinburgh non ha quasi mai, finora, convinto, specialmente negli appuntamenti importanti.
Anche stasera, infatti, l’approccio dei Gunners, dopo un primo, timido sussulto iniziale, è dei peggiori.
Edinburgh è costretto a fare a meno di Chunk Jacobsen poco prima del match, sostituito da Yapp come pilone sinistro, e nei primi venti minuti di gioco deve fronteggiare gli infortuni, seppur non gravi, del tallonatore Ford (spalla) e del flanker sudafricano van der Westhuizen (caviglia). Tutto questo, però, non può e non deve giustificare la prima mezz’ora di gioco, un vero e proprio incubo per i rossoneri. I Gunners soffrono in difesa, inevitabilmente, ma anche e soprattutto in fase offensiva; Visser non ha ricevuto un ovale giocabile, gli attaccanti non sono mai stati messi in condizione di fare male e la mediana non ha convinto, nemmeno con il rientro di capitan Laidlaw. I Warriors marcano la bellezza di tre mete, due con l’ala canadese Van der Merwe (per gli amici, DTH come le iniziali dei suoi nomi) inframmezzate da quella del flanker Hartley. Quello che comunque più sconvolge, sportivamente parlando, è la facilità con cui i Glaswegians “bucano” la difesa di Edinburgh. I padroni di casa si portano sul 17-0 (unica meta trasformata la terza, dal centro Horne) prima che Edinburgh muova il tabellino, grazie ad un piazzato di Laidlaw da sotto i pali, a punire il fuorigioco volontario e “furbetto” di Harley.
Alla ripresa del gioco i XV sono invariati e, sembra, anche l’andmento della gara.
Tuttavia un piazzato di Laidlaw muove subito il tabellino, ma soprattutto la meta che arriva poco dopo, con Francis che concretizza l’ottimo lavoro offensivo di Scott, riaprono i giochi per i Gunners. I Warriors entrano in campo un pò scarichi, forse appagati dopo l’ottimo primo tempo, e la voglia di rivalsa di Edinburgh fa il resto.
Adesso siamo 17-11 e c’è tutto un tempo davanti.
Per gli ospiti, visto come si era messo l’incontro, una sconfitta col punto di bonus difensivo potrebbe anche essere accettabile, dal momento che terrebbe aperti i giochi per la conquista della coppa, che nelle ultime tre stagioni ha sempre visto i Weegies trionfare.
A metà del secondo tempo Townsend, head coach dei Warriors, cambia la mediana inserendo Weir e Pyrgos (una delle poche note positive dell’autunno internazionale scozzese) per cercare di invertire l’inerzia che, al momento, sembra nelle mani dei rossoneri, nonostante sia un’inerzia che non produce nè punti, nè pericoli.
Si gioca per il break, adesso, dalla piazzola, con Weir che allunga, con due piazzati, il vantaggio dei Warriors, inframmezzato da un calcio di Laidlaw. 23-14 il risultato quando entriamo negli ultimi dieci, decisivi minuti di gioco.
La tensione è alta e dopo una meta annullata (giustamente) ai Warriors dal TMO per un avanti, dalla mischia successiva nascono due azioni pericolose sempre per i padroni di casa, che stavolta fanno valere tutto il peso del loro pack ma non riescono a concretizzare il lavoro degli avanti. La gara si chiude, comunque, nella metà campo dei Gunners, con i Warriors tutti protesi nell’estremo sforzo per marcare la meta che garantirebbe loro anche il bonus offensivo. La meta non arriva, ma i Glasgow Warriors conquistano una netta e meritata vittoria.
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