mercoledì 23 gennaio 2013
Carne di cavallo negli hamburger. E scoppia lo scandalo
Qualche giorno fa la Gran Bretagna è stata scossa da uno scandalo a sfondo alimentare.
Tesco, una delle più grandi catene britanniche di supermercati, ha infatti ammesso che nei burger venduti nei loro negozi, a seguito di analisi condotte dai dipartimenti interni in UK e Repubblica d'Irlanda, sono state rilevate tracce di DNA di cavallo.
I burger "contaminati" sono stati venduti da Tesco e Iceland in UK, e da Lidl e Aldi in Irlanda.
Lo scandalo ha subito fatto il giro di tutti i giornali, telegiornali, siti internet, scatenando una vera e propria ondata di sdegno in entrambe le isole e spingendo i governi ad assumere una posizione "seria" sull'accaduto, per cercare di capire come sia potuto succedere questo fatto e, soprattutto, risolvere il problema.
Il Governo Irlandese, dopo che è stato reso noto che la carne "contaminata" proveniva da un fornitore dell'Isola in Verde, ha avviato un'indagine a seguito della quale si è risaliti ad un fornitore olandese, da cui la carne è stata importata in Irlanda e qui solo lavorata. "Silvercrest", questo il nome dell'azienda irlandese, ha comunque stoppato la produzione ieri.
Il ministro irlandese ha detto che il suo governo sta prendendo la situazione "molto seriamente".
Ma da dove nasce questo "rifiuto" degli anglosassoni di cibarsi di carne di cavallo?
La BBC, sul suo sito internet, ha tracciato una sorta di "storia" della carne di cavallo come fonte di cibo in Europa, riconoscendone l'origine con la carestia del XIX secolo, che avrebbe spinto molti governi di allora alla macellazione dei cavalli per sfamare il popolo. Al giorno d'oggi, oltre che in Italia, anche in Francia e Belgio si consuma abitualmente carne di cavallo.
In Gran Bretagna, e in generale nel mondo anglosassone, c'è un rapporto particolare tra l'uomo e il cavallo, che viene considerato un "pet", un animale domestico. "Quando si dà il nome ad un animale e lo si tratta come una persona, come si potrebbe macellarlo e mangiarlo?"si chiede il dott. Roger Mugford, psicologo degli animali. Come dargli torto?
Resta, comunque, il problema fondamentale: cercare di capire cosa mangiamo e non abbassare mai la guardia di fronte a queste "frodi alimentari".
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento