mercoledì 9 gennaio 2013

Belfast rivede gli spettri...



Il 3 dicembre scorso, con un voto passato a maggioranza risicata, il City Council di Belfast, dopo decenni a maggioranza cattolica, ha deciso che la Union Jack avrebbe sventolato sul tetto del Belfast City Hall, il municipio, solo in alcuni giorni dell'anno e non per 365 giorni come tradizione aveva voluto fino a quel momento.
I lealisti non hanno accettato la decisione e, a partire da quel giorno, si sono verificati in diverse aree della città proteste più o meno pacifiche, che sono sfociate, nelle ultime settimane, in violenti scontri con la polizia. Numerosi feriti tra le forze dell'ordine, fitto lancio di bombe molotov, la settimana prima di Natale shopping mall chiusi e abitanti della città impossibilitati ad andare in centro per gli ultimi regali, con conseguente perdita di denaro per i commercianti nel momento clou dell'anno.
Le due parti, repubblicani e lealisti, divise ancora come nei peggiori anni dei "troubles", il partito "di mezzo", l'Alliance che è anche ago della bilancia nel parlamento di Stormont, a dire che la scelta di far sventolare la bandiera britannica sul municipio "è coerente con lo spirito di riconciliazione.


Ma cosa sta succedendo realmente a Belfast?
Nessuno, credo, ha le idee chiare in proposito. Qualche anno orsono, con la deposizione delle armi e l'inizio delle trattative per la riappacificazione di uno dei lembi d'Europa più martoriati degli ultimi decenni, la città di Belfast, capitale dell'Irlanda del Nord e della Contea di Ulster, aveva rivisto la luce in fondo al tunnel. Nuove case venivano costruite, si lavorava al museo per i cent'anni del Titanic, lentamente ma con fiducia si guardava al futuro. Quando ho avuto la fortuna di visitare Belfast, nel 2008, ho trovato una città ferita ma che stava provando a ricostruirsi una nuova pagina di storia, lasciandosi il passato alle spalle.
Certo, visitare Sandy Row, le Falls Road, Netownards, i memoriali dei caduti dell'una e dell'altra fazione, vedere i murales, le bandiere di Rangers e Celtic appese fuori dai pub e dalle case lasciava davvero più di un pensiero e, a volte, il sangue raggelava, però si sentiva che qualcosa stava cambiando.
Quanto fragili fossero quegli accordi e quella tregua, lo dimostrano le immagini trasmesse ogni giorno dalle televisioni, ma anche le storie lette su media e social network.
Belfast, e a ruota l'Irlanda del Nord, sta correndo verso il precipizio di una nuova stagione di "riots", se politici e istituzioni non decidono, sul serio e senza guardare interessi personali, di risolvere i problemi rimasti in sospeso per troppo tempo.
Qui, in Scozia, è stata fissata la data del referendum per l'indipendenza dal Regno Unito nel 2014. Finalmente, il popolo scozzese avrà la possibilità di scegliere il proprio destino.
Scozia ed Irlanda del Nord sono da sempre legate da vincoli molto stretti, sia di lingua, ovviamente, ma anche di tradizione e di cultura.
Forse, tra qualche anno, sarà il momento che anche l'Irlanda del Nord abbia la possibilità di scegliere il proprio futuro. Ma, almeno così sembra, i tempi non sono ancora maturi.

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