mercoledì 23 gennaio 2013
Carne di cavallo negli hamburger. E scoppia lo scandalo
Qualche giorno fa la Gran Bretagna è stata scossa da uno scandalo a sfondo alimentare.
Tesco, una delle più grandi catene britanniche di supermercati, ha infatti ammesso che nei burger venduti nei loro negozi, a seguito di analisi condotte dai dipartimenti interni in UK e Repubblica d'Irlanda, sono state rilevate tracce di DNA di cavallo.
I burger "contaminati" sono stati venduti da Tesco e Iceland in UK, e da Lidl e Aldi in Irlanda.
Lo scandalo ha subito fatto il giro di tutti i giornali, telegiornali, siti internet, scatenando una vera e propria ondata di sdegno in entrambe le isole e spingendo i governi ad assumere una posizione "seria" sull'accaduto, per cercare di capire come sia potuto succedere questo fatto e, soprattutto, risolvere il problema.
Il Governo Irlandese, dopo che è stato reso noto che la carne "contaminata" proveniva da un fornitore dell'Isola in Verde, ha avviato un'indagine a seguito della quale si è risaliti ad un fornitore olandese, da cui la carne è stata importata in Irlanda e qui solo lavorata. "Silvercrest", questo il nome dell'azienda irlandese, ha comunque stoppato la produzione ieri.
Il ministro irlandese ha detto che il suo governo sta prendendo la situazione "molto seriamente".
Ma da dove nasce questo "rifiuto" degli anglosassoni di cibarsi di carne di cavallo?
La BBC, sul suo sito internet, ha tracciato una sorta di "storia" della carne di cavallo come fonte di cibo in Europa, riconoscendone l'origine con la carestia del XIX secolo, che avrebbe spinto molti governi di allora alla macellazione dei cavalli per sfamare il popolo. Al giorno d'oggi, oltre che in Italia, anche in Francia e Belgio si consuma abitualmente carne di cavallo.
In Gran Bretagna, e in generale nel mondo anglosassone, c'è un rapporto particolare tra l'uomo e il cavallo, che viene considerato un "pet", un animale domestico. "Quando si dà il nome ad un animale e lo si tratta come una persona, come si potrebbe macellarlo e mangiarlo?"si chiede il dott. Roger Mugford, psicologo degli animali. Come dargli torto?
Resta, comunque, il problema fondamentale: cercare di capire cosa mangiamo e non abbassare mai la guardia di fronte a queste "frodi alimentari".
lunedì 21 gennaio 2013
YES! vs Better Together
Manca poco più di un anno e mezzo al referendum sull’indipendenza scozzese, previsto per l’autunno del 2014, ma entrambi gli schieramenti, favorevoli e contrari, si sono già mossi per la campagna elettorale che promette di essere davvero lunga ed impegnativa.
In settimana abbiamo ricevuto il leaflet, che riporto integralmente nelle foto più sotto, in favore dell’indipendenza.
Bellissime le due foto delle copertine, l’aspetto interessante (in attesa di ricevere materiale anche dall’altro schieramento, che provvederò a mettere sul blog) è tutto espresso nelle prime quattro righe della seconda pagina: “Le domande che si fanno circa l’indipendenza della Scozia sono tante. Ma c’è una cosa, che va oltre ogni dubbio: che le persone che dovranno prendere la decisione sulla Scozia sono le persone che hanno più a cuore la Scozia: le persone che ci vivono”.
Ciao Alice!
La pagina dello "Scottish Daily Mail" |
Lunedì scorso, proprio mentre mi stavo imbarcando sull’aereo in direzione Italia, ho letto questo articolo sullo “Scottish Daily Mail”, quotidiano distribuito gratuitamente all’interno dell’aeroporto di Ediburgo, e non ho saputo trattenere le lacrime.
Il pezzo, scritto da Jaya Narain, racconta gli ultimi mesi di vita di Alice, una 17enne di Ulverston, paese della Cumbria, malata di una forma di cancro al sangue (il linfoma di Hodgkin). Alice, cui è stata diagnosticata la malattia all’età di 13 anni, ha fatto del tempo che le rimaneva da vivere una sorta di missione, col motto: “One life...live it!”
Alice ha stilato una lista di cose da fare nel tempo rimastole, che ha come primo obiettivo quello di spingere tutti i cittadini britannici a diventare donatori di midollo osseo, con l’approvazione del Primo Ministro David Cameron. Grazie al contributo della coraggiosa teenager, la “Anthony Nolan Blood Cancer Charity” ha visto più di 40mila persone iscriversi alle liste dei donatori.
Ha anche fondato una sua charity, “Alice’s Escapes”, per aiutare i genitori di bambini e ragazzi gravemente malati ad andare in vacanza.
Alice ha ispirato milioni di persone nel mondo, quando la sua “lista dei desideri”, una sorta di elenco delle cose da fare nel tempo rimastole, è stata resa pubblica online. “Non avrei mai pensato che la mia lista diventasse pubblica, e nemmeno che riuscissi a raggiungere praticamente tutti gli obiettivi che mi ero posta. Sono così felice che non riesco ad esprimere i miei sentimenti a parole!” ha scritto Alice sul suo blog, poco dopo aver scritto “DONE” di fianco al proposito di fare “whale watching” lo scorso agosto.
La lista comprendeva, tra le altre cose: acquistare una roulotte per la sua charity, visitare il Cadbury World, nuotare con gli squali, andare in Kenya, riservare un cinema per se e gli amici, incontrare i Take That.
L’ultimo messaggio di Alice sul blog:”Non posso credere che sto scrivendo Happy New Year a tutti. Non penso ci sia un singolo dottore che si sarebbe aspettato che io potessi arrivare a questo traguardo, quando mi hanno dimesso dall’ospedale due anni fa”.
Alice è stata insignita, assieme alla sorella Milly, 14 anni, con la “British Empire Medal” per il servizio fatto con la sua Charity ed ha anche vinto il “Pride of Britain Teenager of Courage Award”.
venerdì 18 gennaio 2013
Back to Italy
Lunedì 14 è il momento di rientrare in Italia. Dopo quasi tre mesi di permanenza ininterrotta in Regno Unito, è quasi come tornare a visitare un Paese straniero.
Sono stati cinque giorni densi, intensi, davvero stancanti ma divertenti; abbiamo rivisto facce amiche, abbiamo avuto la possibilità di rivedere alcuni posti cui è legato un grande pezzo della nostra vita.
Partenza, quindi, dall'aeroporto di Edimburgo, lunedì alle ore 2.40pm locali. Il viaggio è perfetto, si temeva che la neve (prevista in abbondanza) avrebbe potuto guastarci la giornata, ma fortunatamente è un sole splendido, di una splendida giornata invernale, che ci accoglie al risveglio. Il bus 35 è puntuale, come spesso capita qui, e in poco meno di trequarti d'ora siamo all'aeroporto.
Il volo passa alla grande e alle 6.05pm, ora italiana, siamo atterrati a Milano Malpensa. Bagaglio a mano, as usual, e via verso il Terminal 1 prima di scendere verso il Malpensa Express che ci porterà in Centrale. Ultimo sforzo, ci imbarchiamo sull'interregionale per Ventimiglia (stendiamo un velo pietoso sulla condizione dei treni italiani che non siano "Frecce"...) e scendiamo a Pavia, prima tappa della nostra "toccata e fuga". Dormiamo da un'amica, gentilissima, che ci accoglie a casa in un paese vicino. Oddio, dormiamo (almeno per me) è una parola grossa, ma la mattina dopo arriva in fretta e, finalmente, siamo di nuovo in città.
Pavia la ritrovo identica a come l'avevo lasciata, ormai tre mesi fa, placida in riva al Ticino; la differenza, abituato come sono ormai alle dimensioni di Edimburgo, è che la scopro più piccola.
La giornata è densa di impegni e appuntamenti e decisamente vola. Prossima tappa, la provincia di Brescia.
Qui passiamo tutto mercoledì, perchè devo recuperare libri e altre "scartoffie" che purtroppo si sono rivelate utili; quindi, con calma, decidiamo che, al sesto libro, è necessario preparare una scatola da spedire, perché non abbiamo intenzione di "immolare" le nostre spalle in un inutile eroismo. Nella scatola finiscono anche un paio di scarpe, quasi tutti i dvd che avevamo comprato negli ultimi anni (ma solo quelli con l'opzione "lingua e sottotitoli in inglese", eccezione per "Radiofreccia" che sono impaziente di rivedere...un cult per me...)e anche qualcos'altro che son curioso di scoprire quando riceveremo il tutto.
Giovedì è la volta di Milano, penultima tappa. Questa volta, a differenza di Pavia, trovo una città viva, pulita, ordinata, insomma una vera Capitale Europea, con tutti i crismi finalmente che competono ad una delle mie città preferite nel mondo (visto finora). Finalmente, pur conoscendo bene le zone che torno a visitare, mi unisco alla schiera dei turisti e non mi faccio problemi a scattare un sacco di fotografie. Oltre tutto, vista con occhi diversi, scopro delle cose inedite.
Da San Babila, dove sbuchiamo con il metrò, mi dirigo immediatamente verso il quartiere di Brera, decisamente il mio preferito.
Il dedalo di cartelli stradali all'angolo con la Scala |
William e Kate, un tocco "British" in una vetrina specializzata in strumenti da disegno |
La Pinacoteca di Brera, e in primo piano la rastrelliera del "Bike MI" |
Finiamo il nostro "girovagare" al "California Bakery" di via Larga, la nostra boccata anglosassone degli ultimi mesi italiani quando ci capitava di essere in città. Non prima, però, di passare ancora per Piazza Duomo, vedere il Palazzo Reale splendidamente restaurato e il "Teatro Lirico" che, così si dice, dovrebbe seguire a ruota la ristrutturazione.
Palazzo Reale e, in primo piano, l'edificio che ospita il "Museo del '900" |
il Teatro Lirico |
L'interno del "California Bakery" di via Larga |
L'ultima visione della Galleria Vittorio Emanuele II, poco prima di scendere in metrò |
La sera la passiamo a Cardano al Campo, paese in provincia di Varese, dove troviamo un hotel ottimo per il rapporto qualità/prezzo con navetta gratuita per la Malpensa. La serata è splendida, a cena con amici prima dell'ultima notte in Italia.
Stamattina, poi, alle 12.30pm abbiamo il volo per tornare a casa, in Scozia. Anche stavolta, tutto perfetto. Ci attende un clima decisamente più freddo di quello che avevamo lasciato, ma va benissimo così. Il frigo è vuoto, dobbiamo uscire per la spesa e nel frattempo scaldiamo di nuovo la casa che, dopo cinque giorni, è freddina...
Domani rotta verso Glasgow, per la Heineken Cup di rugby, ma domenica sarà una giornata "da pantofole", anche se è molto probabile una capatina al pub per Leicester Tigers-Stade Toulousain, partita che promette davvero grande spettacolo...
domenica 13 gennaio 2013
La "Red Army" invade Edimburgo
Munster deve vincere col punto di bonus offensivo, nella penultima giornata di "Heineken Cup", nella difficile trasferta del Murrayfield contro Edinburgh e i suoi tifosi rispondono "presente" alla grande.
Ci sono 6220 spettatori, oggi, nella "Home of Scottish Rugby" e la stragrande maggioranza di loro sostiene gli irlandesi alla ricerca dell'impresa.
Stamattina nevicava e quando sono uscito di casa mancava poco più di un'ora e mezza al kick off. Corsa sul primo bus, corsa sul secondo dopo aver cambiato in Princes St, arrivo allo stadio a meno di mezz'ora dall'inizio della partita. Velocemente a recuperare programma, lineups e un caffè caldo, quando sbuco dalle scale trovo una marea rossa che invade l'East Stand del "bestione". Sembra di essere a Limerick, è il mio primo pensiero, perchè davvero il tifo dei sostenitori irlandesi, oggi, è stato spettacolare. Canti, sventolio di bandiere, fiumi di sidro e birra, e ognuno di loro coi colori sociali addosso, fosse la maglia, la felpa oppure solo una sciarpa o la cuffia, ognuno dei tantissimi al seguito ha contribuito a trasformare una giornata fredda e umida in uno spettacolo. Non solo, il silenzio durante i calci piazzati era emozionante.
Munster non centra l'obiettivo del bonus offensivo (per la cronaca, vedi qui ) ma la partita è stata davvero bella, con un'insperata quanto tardiva "risurrezione" di Edinburgh che trova le prime due mete della stagione europea e salva, in qualche modo, il suo onore.
All'uscita, ancora una marea rossa si riversa per le strade attorno al Murrayfield, alla ricerca di un bus per tornare in centro. Simpatici siparietti, come la tifosa che va in caccia di "one pound" per pagarsi il biglietto, con i bus che corrono verso Princes St che cambiano accento, per un giorno, prendendo quello della Provincia più a sud d'Irlanda, quella più "tradizionale" e quella con il pedigree più "nobile" dal punto di vista rugbystico.
Perchè, nonostante i trionfi di Leinster negli ultimi anni abbiano messo un pò in ombra il Cervo e i suoi seguaci, la leggenda del "Thomond Park" è lì a testimoniare che un presente difficile non può cancellare un passato glorioso.
venerdì 11 gennaio 2013
Becks are back to UK
La famiglia Beckham ha fatto ritorno nel Regno Unito, dopo che David ha terminato (con la conquista del titolo) la sua carriera oltre oceano, con i Los Angeles Galaxy.
Ci sono ancora molti punti interrogativi sul futuro professionale di uno dei giocatori più "belli" e controversi del calcio dei tempi recenti. Infatti, Beckham non ha ancora sciolto le riserve sul nome del suo prossimo Club ma un ritorno in Inghilterra, in una residenza in affitto e non nella fantasmagorica residenza dello Hertfordshire, ribattezzata "Beckingham Palace", lascerebbe pensare che l'ex giocatore di Man Utd e Real Madrid abbia intenzione di stabilirsi in Europa.
Sono molti i club che vorrebbero David, ma è pensabile che anche questa scelta sarà influenzata dalla famiglia e, molto probabilmente, dalla carriera di stilista della moglie, Victoria.
E' notizia di ieri (fonte: Now Magazine), infatti, che proprio la ex Posh Spice si sarebbe offerta di disegnare gli abiti premaman della Duchess, Kate Middleton, futura mamma. Victoria sta diventando un'icona dello stile British, con la sua casa di moda, e suo figlio è da poco diventato testimonial per Burberry.
Per questo, non è escluso che David potrebbe pensare di chiudere la sua carriera in un club inglese.
mercoledì 9 gennaio 2013
Belfast rivede gli spettri...
Il 3 dicembre scorso, con un voto passato a maggioranza risicata, il City Council di Belfast, dopo decenni a maggioranza cattolica, ha deciso che la Union Jack avrebbe sventolato sul tetto del Belfast City Hall, il municipio, solo in alcuni giorni dell'anno e non per 365 giorni come tradizione aveva voluto fino a quel momento.
I lealisti non hanno accettato la decisione e, a partire da quel giorno, si sono verificati in diverse aree della città proteste più o meno pacifiche, che sono sfociate, nelle ultime settimane, in violenti scontri con la polizia. Numerosi feriti tra le forze dell'ordine, fitto lancio di bombe molotov, la settimana prima di Natale shopping mall chiusi e abitanti della città impossibilitati ad andare in centro per gli ultimi regali, con conseguente perdita di denaro per i commercianti nel momento clou dell'anno.
Le due parti, repubblicani e lealisti, divise ancora come nei peggiori anni dei "troubles", il partito "di mezzo", l'Alliance che è anche ago della bilancia nel parlamento di Stormont, a dire che la scelta di far sventolare la bandiera britannica sul municipio "è coerente con lo spirito di riconciliazione.
Ma cosa sta succedendo realmente a Belfast?
Nessuno, credo, ha le idee chiare in proposito. Qualche anno orsono, con la deposizione delle armi e l'inizio delle trattative per la riappacificazione di uno dei lembi d'Europa più martoriati degli ultimi decenni, la città di Belfast, capitale dell'Irlanda del Nord e della Contea di Ulster, aveva rivisto la luce in fondo al tunnel. Nuove case venivano costruite, si lavorava al museo per i cent'anni del Titanic, lentamente ma con fiducia si guardava al futuro. Quando ho avuto la fortuna di visitare Belfast, nel 2008, ho trovato una città ferita ma che stava provando a ricostruirsi una nuova pagina di storia, lasciandosi il passato alle spalle.
Certo, visitare Sandy Row, le Falls Road, Netownards, i memoriali dei caduti dell'una e dell'altra fazione, vedere i murales, le bandiere di Rangers e Celtic appese fuori dai pub e dalle case lasciava davvero più di un pensiero e, a volte, il sangue raggelava, però si sentiva che qualcosa stava cambiando.
Quanto fragili fossero quegli accordi e quella tregua, lo dimostrano le immagini trasmesse ogni giorno dalle televisioni, ma anche le storie lette su media e social network.
Belfast, e a ruota l'Irlanda del Nord, sta correndo verso il precipizio di una nuova stagione di "riots", se politici e istituzioni non decidono, sul serio e senza guardare interessi personali, di risolvere i problemi rimasti in sospeso per troppo tempo.
Qui, in Scozia, è stata fissata la data del referendum per l'indipendenza dal Regno Unito nel 2014. Finalmente, il popolo scozzese avrà la possibilità di scegliere il proprio destino.
Scozia ed Irlanda del Nord sono da sempre legate da vincoli molto stretti, sia di lingua, ovviamente, ma anche di tradizione e di cultura.
Forse, tra qualche anno, sarà il momento che anche l'Irlanda del Nord abbia la possibilità di scegliere il proprio futuro. Ma, almeno così sembra, i tempi non sono ancora maturi.
Coffee and wifi....
Una cosa che apprezzo della Gran Bretagna, e non è qualcosa che riguarda la Scozia in particolare, è l'ampia disponibilità di luoghi dove poter sfruttare la connessione wi-fi.
Per uno straniero, avere la possibilità di restare in contatto col mondo, di recuperare informazioni sul web è davvero un'esigenza primaria. Non avendo pensato di acquistare una chiavetta USB per la connessione, che ci è stata sconsigliata per la scarsa efficacia, uno dei modi migliori è entrare in un "caffè", bersi una bevanda calda e godersi il proprio laptop in tutta libertà.
Certo, a volte ci possono essere problemi di connessione, a volte i locali sono pieni, ma Edimburgo offre un'ampia gamma di posti dove potersi rilassare e questo problema è facilmente superabile.
Ci sono le catene internazionali, come Starbucks, Costa o Caffè Nero, ma anche i vari locali "indie" non sono niente male, offrono prodotti anche di qualità superiore e gli stessi servizi.
Altro luogo "cult" di questa città è la biblioteca comunale centrale. La Central Library, sul George IV Bridge a due passi dal Royal Mile e dal Castello, ha degli orari davvero ottimi, perchè fa 9am-8pm lunedì-mercoledì e 9am-5pm giovedì-venerdì, è aperta anche al sabato e offre, dopo aver sottoscritto la tessera di iscrizione (gratuita) connessione wi-fi illimitata.
Un altro modo di sfruttare il proprio "device" è andando in giro per la Scozia in bus, perchè i pullman a lunga percorrenza (ma anche quelli che vanno solo a Glasgow) sono dotati di wi-fi. Certo, qui sopra a volte non funzionano benissimo, ma è pur sempre più economico di avere una connessione 3G...
(Ascoltavo i Blur, mentre mi è venuta l'ispirazione per il titolo, ad essere sinceri...)
sabato 5 gennaio 2013
Nuovo blog, stesso nome, stesse emozioni!
A partire da oggi, con prima pubblicazione il match report della gara dello Scotstoun di ieri sera, ho deciso di attivare uno "spin off" di questo blog, con lo stesso nome ma con dominio diverso
albaovale.wordpress.com
La scelta è dettata dal fatto di voler dare più spazio e visibilità alle notizie prettamente "tecniche" sul rugby in Scozia, come i match report in diretta dagli stadi scozzesi, le interviste, le novità che riguardano il rugby in Scozia, che verranno interamente riportate sul nuovo blog.
Questo blog resta assolutamente attivo, ma avrà contenuti diversi, meno tecnici e sarà più un "diario" dell'avventura scozzese a 360°.
Spero possiate apprezzare entrambe le "anime" di AlbaOvale.
Il viaggio continua...
albaovale.wordpress.com
La scelta è dettata dal fatto di voler dare più spazio e visibilità alle notizie prettamente "tecniche" sul rugby in Scozia, come i match report in diretta dagli stadi scozzesi, le interviste, le novità che riguardano il rugby in Scozia, che verranno interamente riportate sul nuovo blog.
Questo blog resta assolutamente attivo, ma avrà contenuti diversi, meno tecnici e sarà più un "diario" dell'avventura scozzese a 360°.
Spero possiate apprezzare entrambe le "anime" di AlbaOvale.
Il viaggio continua...
venerdì 4 gennaio 2013
Glasgow Warriors-Benetton Treviso 41-7 (RaboDirectPRO12)
I Glasgow Warriors conquistano una netta vittoria nello scontro diretto dello Scotstoun contro un orgoglioso Benetton, costretto a giocare con l'uomo in meno praticamente per tutto l'incontro ma mai, davvero, parso in balia dell'avversario.
Glaswegians e Leoni si giocavano, stasera, punti pesantissimi nella corsa per un posto nei playoff e, nonostante il pesante passivo finale, il Benetton deve essere soddisfatto per aver limitato il passivo su un campo sempre difficile, al loro esordio allo "Scotstoun". Non riesce quindi, ai Leoni, la doppietta scozzese e dopo il successo del Murrayfield dello scorso ottobre devono cedere contro i Warriors, che centrano il punto di bonus offensivo solo a cinque minuti dalla fine.
Serata umida, a Glasgow, quando Warriors e Benetton scendono sul terreno di gioco dello "Scotstoun" per la sfida, delicata, del 13° turno di PRO12. Nessuna variazione nei XV comunicati, le squadre scendono in campo fin da subito con l'intenzione di portarsi a casa la vittoria. Tuttavia, dopo il primo piazzato di Jackson che al 4' porta avanti i Warriors, una "follia" di Vosawai complica, maledettamente, la vita dei Leoni. Il flanker di origini fijiane, infatti, esegue uno "spear tackle", un placcaggio a ribaltare l'avversario, su capitan Al Kellock in prossimità dei 10 metri dentro la metà campo avversaria. Il direttore di gara Leo Colgan, irlandese, non ha dubbi ed estrae il cartellino rosso.
Sesto minuto di gioco.
Dire che la gara per il Benetton è in salita, adesso, è davvero eufemistico.
Tuttavia i Leoni lottano, nonostante la troppa indisciplina, tengono bene il campo e riescono anche ad impensierire i Weegies, almeno fino a quando i Warriors marcano la prima meta con Van der Merwe: Seymour scambia con Hogg e trova un varco sulla destra di attacco ma, trovata l'opposizione della difesa biancoverde, calcia in avanti a cercare l'ala canadese. Gori sarebbe in vantaggio ma un rimbalzo beffardo dell'ovale lo coglie impreparato e Van der Merwe ringrazia, marcando proprio sotto ai pali. Jackson converte, e poco dopo i Warriors vanno ancora in meta, stavolta con l'estremo Hogg che, in tuffo sempre sulla fascia destra, finalizza una grande azione impostata dal numero 8 degli scozzesi, Wilson.
Jackson trasforma da non facile posizione e porta il tabellino sul 20-0, al minuto 29.
I Leoni, ancora una volta, si ricompattano e riprovano a giocare, ma fortuna e lucidità non vanno, purtroppo, ad aiutare i loro sforzi. Al 40', infatti, mentre Treviso profonde il massimo sforzo arrivando, con fatica e pick and go, ad un palmo dalla linea di meta avversaria, una giocata al largo di Burton viene intercettata da Seymour, che si fa tutto il campo prima di andare a marcare la terza meta sotto i pali. Jackson trasforma, e all'intervallo i Warriors conducono 27-0.
Nella ripresa, subito in avvio i Leoni marcano la meta dell'orgoglio, con Minto che sfrutta alla perfezione uno schema da rimessa laterale dopo che Burton ha scelto di calciare in touche una punizione guadagnata sulla metà campo. I Warriors si sono rilassati e il Benetton, che nonostante le ovvie difficoltà ha il pregio di non essersi disunito, continua a mettere pressioni sugli avversari.
Entra anche Botes, che va a far coppia in mediana con Burton, mentre gli altri cambi riguardano tutti il pacchetto di mischia, messo a dura prova questa sera dalla fisicità dei Warriors e dall'inferiorità numerica.
L'ingresso di Botes ha dato maggiore vivacità alla fase offensiva dei trevigiani, ma il Benetton fatica a finalizzare i grandi sforzi profusi nei raggruppamenti.
Tuttavia, quando si entra nei dieci minuti finali, la stanchezza si fa sentire e il Benetton concede la meta del bonus offensivo ai Warriors, con Matawalu (entrato al posto di Seymour); prima del termine, i Glaswegians trovano ancora la via della marcatura, la quinta, con Hogg che si invola sulla fascia e va, ancora in tuffo, a marcare la sua seconda meta dell'incontro.
Finisce quindi 41-7 per i Warriors, che grazie ai risultati della serata, con la contemporanea sconfitta degli Scarlets al "Ravenhill" di Belfast contro Ulster, raggiungono il secondo posto in classifica.
Per il Benetton, purtroppo, una gara da dimenticare al più presto ma davvero pochi rimpianti.
E, nonostante il risultato, i trevigiani possono lasciare il campo a testa alta.
Razzismo nel calcio: le sfumature di un cancro difficile da estirpare
“Pro Patria-Milan sospesa al 26’ per cori razzisti”. La notizia ha fatto, in poche ore, il giro del mondo, tanto che anche qui in Scozia si sono avute le prime reazioni a quanto accadeva allo “Speroni” di Busto Arsizio quasi in tempo reale. E, come al solito, i commenti non sono stati teneri. Tuttavia, è una delle prime volte che sento citare l’Italia come caso virtuoso, intendo ovviamente la reazione dei giocatori del Milan, quando non si parla di cucina o di luoghi da visitare.
Le immagini di KP Boateng che scaglia il pallone verso la curva bustocca e lascia il campo, togliendosi la maglia, seguito a ruota da tutti i suoi compagni, sono state riprese da tutti i siti d’informazione internazionali e dai social network, e una partita “inutile” ha avuto la ribalta che di solito hanno incontri di Champions League.
Lette anche le reazioni a caldo dei governanti del nostro calcio, giusto per farsi inutilmente del male, sentite tutte le pelose indignazioni di facciata e di circostanza, resta ora da fare un’analisi più approfondita della questione e trovare dei rimedi efficaci per estirpare, una volta per tutte, il cancro del razzismo.
Sappiamo, tutti, che il calcio è solitamente un’immagine attendibile della società; il razzismo nel calcio, purtroppo, non è un problema solo italiano. Anche perchè il razzismo non è solo una questione legata al colore della pelle. Le sfumature di questa piaga sono molteplici e hanno radici antiche e difficili da intaccare, anche se si fossero fatti sempre i passi nella giusta direzione.
Prendiamo un esempio, i miei nuovi “compatrioti”. In Gran Bretagna il problema del razzismo esiste, eccome, nonostante le dure leggi che sono state emanate negli anni scorsi. Abbiamo visto tutti gli ultimi episodi, John Terry e Andy Ferdinand, Suarez ed Evra solo per citare i due più eclatanti.
In Scozia, (quasi) nessuno si sognerebbe di pensare che un uomo con colore di pelle diverso sia “inferiore” (anche se sono documentati episodi, sono fortunatamente limitati). Tuttavia, il problema qui assume sfumature religiose, definite settariane, difficili da interpretare per uno straniero. Ma altrettanto subdole e pericolose. Anche qui, il calcio, come al solito, a fare da grancassa, da valvola di sfogo per tensioni sociali difficili da arginare.
Nonostante, da queste parti, ci siano regole severissime, in vigore dallo scorso anno (vedi qui ).
Tornando a quanto successo ieri, partiamo dal fatto in sè: fatta salva la reazione di Boateng, comprensibile, la partita andava sospesa dal direttore di gara. Così, tanto per non trovare, alla solita maniera italica, un’interpretazione delle regole che va adattata alle situazioni.
Se c’è una regola, deve farla rispettare il garante di questa regola, che è, in campo, solo l’arbitro.
Quindi, se ci sono delle regole chiare, precise, inderogabili, toccava alle forze dell’ordine intervenire nei modi e con la forza che la legge prescrive. Purtroppo, la domanda legittima sorge spontanea: se anzichè un’inutile amichevole infrasettimanale fosse stata una competizione ufficiale, la gara sarebbe stata sospesa?
Se avesse lasciato il campo un giocatore di colore ugualmente abusato ma di una società di una serie minore, la gara sarebbe stata sospesa?
Di più: se si fosse stati, che so, a San Siro o allo Juventus Stadium, o all’Olimpico di Roma, tutti stadi 5 stelle UEFA a prova di finale europea, si sarebbe anche solo pensato di sospendere la gara e mandare a casa 80mila persone?
No, la mi risposta è una ed una sola, senza sfumature. No. La gara si sarebbe giocata fino alla fine, fatto già accaduto più di una volta, il giocatore che abbandonava il campo tacciato come impulsivo, la società di casa punita con qualche multa in denaro inutile e dannosa, buona solo per rimpolpare le casse della lega.
Il razzismo nel calcio è un problema sociale. Un problema sociale, per essere risolto, ha bisogno dell’intervento dell’autorità.
In Italia c’è anche un forte problema di credibilità dell’autorità che dovrebbe essere competente in queste situazioni; la giustizia non funziona, la politica ancora meno e chi dovrebbe fare le regole, legifera molto spesso solo pro domo sua. La scuola deve tornare ad essere un luogo di cultura, a 360 gradi, un luogo dove si insegna alle future generazioni come partecipare a questo mondo. La famiglia dovrebbe aiutare la scuola in questo compito e viceversa.
Se non si parte da qui, dalla base, il problema è irrisolvibile.
Siamo di fronte ad una grande sfida. Temo, purtroppo, che la sfida sia troppo grande, perchè, troppo spesso, le persone che dovrebbero vincerla sono troppo piccole.
Hearts-Hibernian 0-0
Il terzo derby stagionale di Edimburgo si chiude con un pareggio a reti bianche, al termine di una gara, tuttavia, quasi a senso unico. Perchè se è vero che l’Hibernian, in questo momento, è superiore agli Hearts, sia in classifica che come organico di squadra, bisogna riconoscere che i Jambos, stasera, meritavano di portarsi a casa la partita per il grande numero di occasioni avute (e sprecate).
Tynecastle esaurito da qualche giorno, entusiasmo alle stelle, la città di Edimburgo, solitamente sobria e tranquilla, s’è risvegliata dall’hangover post-Hogmanay con tanta voglia di calcio. Il posticipo della ventiduesima giornata di Scottish Premier League si gioca di giovedì sera, alle 7.45pm per ragioni televisive; il resto della giornata era andato in scena il pomeriggio del 2 gennaio, dichiarato “bank holiday” in Scozia e quindi, sostanzialmente, festivo. Il Celtic ha vinto a fatica contro un ottimo Motherwell al “Parkhead”, mentre l’Inverness Caledonian Thistle, ICT per gli amici, non ha potuto disputare il suo terzo derby delle Highlands contro il Ross County per allagamento del campo di Dingwall.
Gli Hibs, quindi, oltre al prestigio cittadino, si giocano anche tre punti pesanti per la loro classifica da “high-flying”. Gli Hearts, tribolati come sono da problemi finanziari e appena entrati in un mese complicato come gennaio, con lo spettro di perdere altri giocatori nel mercato invernale, vogliono arrivare al winter break con una vittoria che farebbe morale, classifica e decisamente la differenza.
Il Tynie si riempie lentamente, come consuetudine; i cancelli si aprono un’ora prima del fischio d’inizio e, all’esterno, la presenza della polizia è evidente e imponente. Strade chiuse (McLeod St, quella che passa davanti allo shop e all’ingresso del Main Stand), agenti a cavallo, blindati a presidiare i pub ritrovo dei Jambos. Fortunatamente, saranno solo due gli arresti al termine di una gara combattuta, con entrate al limite del regolamento e con una tensione che non si respirava da qualche anno, uno dei quali un tifoso degli Hibs per aver aggredito un raccattapalle.
Atmosfera incredibile all'interno del Tynecastle per tutti i novanta minuti, con entrambe le tifoserie che hanno concorso allo spettacolo.
Prima dell’inizio della partita, è stato osservato un minuto di applausi in ricordo del medico sociale degli Hearts da poco mancato; tutto lo stadio si è unito in applauso scrosciante.
Gli Hearts fanno la gara in campo e gli Hibs di coach Pat Fenlon adattano il loro gioco sul contropiede; ne esce una partita intensa, magari non spettacolare ma molto combattuta, rude al punto giusto per essere un derby. Gli Hibees, quando attaccano, sono pericolosi, ma il lavoro di Fenlon sulle teste dei giocatori è ancora lungo; infatti soffrono troppo ancora il confronto coi rivali, non riescono ad imporre la loro superiorità tecnica e rischiano, più di una volta, di capitolare. L’Hibernian sembra una squadra incompiuta, potenzialmente da piani alti ma ancora immatura dal punto di vista psicologico. Tuttavia, sembra che il posto in Europa per la prossima stagione non sia in discussione. Gli Hearts, dal canto loro, arrivano al winter break nella parte bassa della classifica, con una gara da recuperare (contro il Ross County) e con tante incognite sul futuro. Gennaio sarà un mese decisivo per la stagione dei Jambos, ma anche per il loro futuro.
giovedì 3 gennaio 2013
Glasgow Warriors-Benetton Treviso, i XV della sfida
Gli head coach di Warriors e Benetton hanno diramato, questa mattina, i XV che si sfideranno nella gara di domani sera (Scotstoun Stadium, kick off 7.30pm).
Vediamo, nel dettaglio, quali sono state le scelte dei due tecnici alla vigilia di una partita che promette di essere interessante. Tuttavia, nessuna copertura televisiva per questo incontro. Chi non potrà essere allo Scotstoun, dovrà seguire l'evolversi del risultato via internet.
Coach Townsend ha apportato qualche cambiamento all'ultima squadra che, battendo Edinburgh anche a domicilio, si è assicurata anche quest'anno la conquista della 1872 Cup.
Sono quattro in tutto i volti nuovi nei Warriors; Grame Morrison torna titolare dopo aver recuperato dall'infortunio al ginocchio che lo ha tenuto fuori dal campo dallo scorso ottobre e farà coppia al centro con Alex Dunbar, anche lui ripresosi da un infortunio. Tommy Seymour torna all'ala (a destra, mentre con l'11 è confermato van der Merwe) al posto di Maitland, mentre Hogg mantiene il suo posto come estremo. Confermata la mediana, con Jackson apertura e Pyrgos mediano di mischia.
Tra gli avanti, l'unico cambio è in seconda linea, dove Tim Swinson farà coppia con capitan Kellock, al posto di Tom Ryder.
"Siamo contenti che Graeme e Alex siano tornati a disposizione", ha detto Townsend. "Ci daranno maggiori soluzioni tra i trequarti, dove adesso siamo ben coperti. Ci spiace non aver conquistato punti di bonus offensivo nelle ultime due gare, ma dobbiamo anche migliorare dal punto di vista della disciplina e sotto il profilo della pericolosità in attacco. La PRO12 è molto equilibrata, ci sono molte squadre divise da pochi punti e sappiamo che ogni partita può fare la differenza".
Glasgow Warriors
15 S. Hogg
14 T. Seymour
13 A. Dunbar
12 G. Morrison
11 DTH Van der Merwe
10 R. Jackson
9 H. Pyrgos
8 R. Wilson
7 R. Harley
6 J. Strauss
5 A. Kellock (c)
4 T. Swinson
3 M. Low
2 D. Hall
1 R. Grant
Substitutes
16 P. MacArthur
17 G. Reid
18 G. Araoz
19 T. Ryder
20 J. Eddie
21 N. Matawalu
22 D. Weir
23 P. Murchie
14 T. Seymour
13 A. Dunbar
12 G. Morrison
11 DTH Van der Merwe
10 R. Jackson
9 H. Pyrgos
8 R. Wilson
7 R. Harley
6 J. Strauss
5 A. Kellock (c)
4 T. Swinson
3 M. Low
2 D. Hall
1 R. Grant
Substitutes
16 P. MacArthur
17 G. Reid
18 G. Araoz
19 T. Ryder
20 J. Eddie
21 N. Matawalu
22 D. Weir
23 P. Murchie
Franco Smith ha apportato ben sei cambi al XV che, sabato scorso a Monigo, ha avuto la meglio sulle Zebre nel derby italiano.
Il Benetton è in serie positiva da tre giornate in PRO12, al settimo posto in classifica a 9 punti dai playoffs. Una vittoria importante, come quella di domani sera, potrebbe proiettare i Leoni nella parte "nobile" della graduatoria celtica.
Gori farà coppia in mediana con l'apertura Burton, al posto di Botes, mentre A.Pratichetti si sposta all'ala; confermato McLean estremo e i due centri Sgarbi e Loamanu con Nitoglia all'ala.
Tra gli avanti, Rizzo e Cittadini tornano in prima linea con Ghiraldini tallonatore, Van Zyl rientra in seconda linea a far coppia con Minto mentre Vosawai completa la terza linea con Zanni e Robert Barbieri (man of the match nell'ultimo incontro scozzese della stagione, al Murrayfield contro Edinburgh).
Benetton Treviso
15 Luke McLean
14 Ludovico Nitoglia
13 Christian Loamanu
12 Alberto Sgarbi
11 Andrea Pratichetti
10 Kristopher Burton
9 Edoardo Gori
8 Robert Barbieri
7 Alessandro Zanni
6 Manoa Vosawai
5 Corniel Van Zyl
4 Francesco Minto
3 Lorenzo Cittadini
2 Leonardo Ghiraldini (c)
1 Michele Rizzo
Substitutes
16 Franco Sbaraglini
17 Matteo Muccignat
18 Alberto De Marchi
19 Antonio Pavanello
20 Dean Budd
21 Simone Favaro
22 Tobias Botes
23 Alberto Di Bernardo
mercoledì 2 gennaio 2013
Glasgow Warriors-Benetton Treviso, preview (PRO12)
Venerdì sera (kick off fissato alle 7.30pm allo Scotstoun) il Benetton Treviso sarà ospite dei Glasgow Warriors nella tredicesima giornata di PRO12, con i Leoni trevigiani che completeranno il “tour” scozzese dopo la vittoriosa trasferta dello scorso 5 ottobre contro Edinburgh al Murrayfield (22-27, con 3 mete per i trevigiani).
Entrambe le squadre sono reduci da un doppio successo nella competizione; i Warriors, vincitori della 1872Cup contro i Gunners, e il Benetton, che ha prevalso nettamente sulle Zebre nel back-to-back a cavallo delle vacanze natalizie. In classifica, i Weegies sono al quarto posto (36 punti), con un punto di vantaggio su Ospreys e Leinster e a due soli punti dagli Scarlets secondi, mentre il Benetton naviga in settima posizione, con 27 punti.
Negli ultimi tre confronti diretti ha sempre prevalso la squadra che giocava in trasferta; il Benetton ha vinto l’ultima gara giocata in Scozia il 13.11.2011 al Firhill Stadium (13-15) ma i Warriors hanno vinto gli ultimi cinque confronti con una squadra italiana (nell’andata a Monigo i Warriors si sono imposti 13-24).
Arbitro della gara sarà l’irlandese Leo Colgan, alla sua decima apparizione in Celtic League.
Intanto è notizia di oggi che Pat MacArthur, tallonatore 25enne nell’orbita della Nazionale Scozzese, ha rinnovato il suo contratto coi Glasgow Warriors fino a maggio del 2016.
E’ il sesto giocatore che ha rinnovato il suo contratto con i Glaswegians nel corso della attuale stagione.
Hearts, i guai continuano. La SPL estende l'embargo al mercato
Sarà un gennaio più difficile del previsto per gli Hearts.
La SPL, riunitasi d’urgenza il 31 dicembre, ha deciso di estendere l’embargo sul mercato per i Jambos, per punire il mancato pagamento dei premi a giocatori e tecnici dopo la vittoria della Scottish Cup del 19 maggio.
Cosa significa questo, in concreto? Vediamo nel dettaglio la risoluzione della SPL.
Anzitutto, il club di Gorgie Rd era stato sottoposto ad embargo dal mercato fino al 23 dicembre per gli ormai noti ritardi con cui erano stati pagati gli stipendi degli ultimi mesi.
Nella riunione del 31, gli Hearts sono stati giudicati “colpevoli” di “Remuneration Default” per il mancato pagamento dei premi, come detto, e per non aver informato la SPL di questo fatto.
Per questo, il Club sarà soggetto a delle restrizioni di mercato, fino al termine della stagione e finchè, comunque, la SPL non sia soddisfatta del comportamento dei Jambos dal punto di vista, diciamo così, finanziario. Tali nuove norme dicono che gli Hearts potranno acquistare solo giocatori Under 21 con la regola di “one out, one in” e il cui ingaggio deve essere inferiore rispetto a quello dei giocatori venduti.
Salta definitivamente, quindi, la possibilità per gli Hearts di acquistare l’attaccante lituano Rimkevicius, e pare che i Jambos dovranno pescare dal vivaio gli innesti per i prossimi, difficili mesi che restano fino al termine della stagione.
Intanto è notizia di oggi che l’esterno difensivo Ryan McGowan, uno dei talenti più promettenti in maglia maroon, è stato ceduto al club cinese dello Shandong Luneng Taishan. “Gowser” si sottoporrà nei prossimi giorni alle visite mediche; è il primo movimento in uscita del club e salterà, ovviamente, il derby casalingo di domani sera contro gli Hibs (kick off 7.45pm, Tynie esaurito da qualche giorno).
Hogmanay
L’evento, a pagamento, prevede musica dal vivo nei giardini di Princes St, ma anche solo per sostare dietro le transenne della zona chiusa era necessario avere acquistato il biglietto di accesso.
Nonostante il concerto dei Simple Minds in West Princes St. Gardens, l’evento della serata sono, come ormai d’abitudine, i fuochi d’artificio che celebrano l’arrivo dell’anno nuovo.
Vengono sparati dalla spianata del Castello e da Calton Hill, in contemporanea, allo scoccare della mezzanotte.
Noi abbiamo scelto North Bridge come punto di osservazione e devo dire che abbiamo avuto la giusta intuizione. Da qui, infatti, si ha la visuale completa su entrambi i punti di lancio e lo spettacolo è stato, si può dire, “in stereo”.
Le strade di Capital City erano piene di gente in festa, con il traffico deviato in molti punti per poter consentire di pedonalizzare più metri possibile attorno alla zona chiusa; tuttavia, i bus erano gratuiti dopo la mezzanotte per poter anche consentire, visto il consueto alto tasso alcolico, di far ritorno a casa (o in albergo) a tutti senza essere costretti ad usare l’auto.
Anche se con qualche giorno di ritardo...Happy Hogmanay a tutti!
Torchlight Procession
I festeggiamenti di Hogmanay sono stati aperti dalla “Torchlight Procession”, che il 30 dicembre ha illuminato le strade della Old Town prima di terminare in un falò su Calton Hill.
Alla testa della processione, che parte dalle City Chambers sul Royal Mile, c’è una banda tradizionale di pipers and drumers, con l’accompagnamento del gruppo folkloristico “Shetland’s Up Helly Aa’ Vikings”; dietro si sviluppa un lungo serpentone di persone, che in questa edizione ha toccato il numero record di 35mila unità, ognuno con la sua torcia (acquistata in anticipo o al punto di ritrovo).
Una volta che il corteo è giunto a destinazione, in prossimità del National Monument su Calton Hill, iniziano gli eventi che chiudono la serata; la banda chiude il corteo con tre pezzi della tradizione musicale scozzese, poi le torce si spengono e viene acceso un falò per “bruciare” l’anno vecchio.
Una rappresentazione teatrale ricorda il mito celtico del solstizio d’inverno, sempre con il fuoco come thread ricorrente.
Quindi, i fuochi d’artificio come ultimo atto della serata, per festeggiare l’anno nuovo, il 2013 (”Be Lucky” è il motto della 20° edizione dell’Hogmanay di Edimburgo).
Anche in questa occasione, l’organizzazione dell’evento non è stata lasciata al caso; stand per cibo e bevande, molti steward, buona presenza di polizia, ma anche e soprattutto la collaborazione di tutti i partecipanti hanno permesso di godere dello spettacolo in tutta tranquillità. Il freddo s’è fatto sentire, anche a causa del forte vento, ma anche la pioggia non è mancata, sotto le sembianze di una shower, intensa ma fortunatamete di breve durata.
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